“Dove eravamo rimasti?”. Può essere questa la citazione giusta per descrivere la prima serata di Sanremo 2021. Tutto sembra ripartire da dove si era interrotto lo scorso anno, non solo dal punto di vista televisivo perché ci sono Amadeus e Fiorello, ma anche dal punto di vista musicale. Infatti ad aprire le danze è Diodato con la sua, ormai nostra, Fai rumore, diventata a suo discapito l’inno dei balconi durante il lockdown. E non sarà certo qualche stecca sul finale a compromettere la bellezza della canzone e la bravura di uno degli artisti più ispirati in circolazione, che sa riscattarsi ormai a notte inoltrata quando canta Fino a farci scomparire e Che vita meravigliosa.
Il secondo momento musicale vede l’ospite d’onore Loredana Bertè cimentarsi prima in un medley dei suoi successi (Il mare d’inverno, Dedicato, Non sono una signora, Sei bellissima) rivisitati da un arrangiamento pomposo, quasi “Rock” (ma quasi), ma a cui la voce della nostra Lory dai capelli blu contornati di farfalle, non è in grado di tenere testa. Per non parlare del nuovo singolo Figlia di che sembra scritto da Cristiano Malgioglio e cantato scandalosamente in playback.
Un altro momento “Mah” è per Achille Lauro: il suo primo “quadro” in cui sembra voler imitare la Bertè che piange lacrime di sangue fatica a trovare una logica in questo contesto.
Ma veniamo ai veri protagonisti della serata che ha visto esibirsi 4 giovani votati da televoto, giuria demoscopica e sala stampa, e 13 big votati dalla sola demoscopica.
GIOVANI
Gaudiano – Polvere da sparo: mentre canta sembra quasi spaventato, sguardo piacionico, ogni tanto tenta il vocione. Nella strofa sembra avere il fiato corto, molto carino l’arrangiamento “mediterraneo” e significativo il testo sul padre scomparso. Passa il turno un po’ sulle sue, col compitino, contento lui…VOTO: 6–
Elena Faggi – Che ne so: ricorda la prima Arisa, quella di “Sincerità”. Punta tutto sui gorgheggi, ma non è stata premiata. E con lei va via anche Vessicchio. VOTO: 5
Avincola – Goal: un po’ Calcutta, un po’ Gazzelle. Stralunato e un po’ paraculo come è tipico dei nuovi cantautori indie. Anche lui punta più sulla simpatia e sulla leggerezza, e anche lui, puntualmente viene fatto fuori. Dato il livello generale della serata che seguirà, un presagio poco lusinghiero. VOTO: 4,5
Folcast – Scopriti: è forse la performance migliore tra i quattro della sua categoria. La mano di Rodrigo D’Erasmo e Tommaso Colliva si sente e l’arrangiamento ne giova e le giurie (giustamente) lo premiano. Può dire la sua. VOTO: 6,5
BIG
Arisa – Potevi fare di più: rompere il ghiaccio non è mai facile, ma lei ne esce a testa alta. Una classica ballata orchestrale che racconta di un amore agli sgoccioli. Gigi D’Alessio ci mette la firma e lei l’intensità. Ricorda “La notte” arrivata seconda nel 2012. VOTO: 6,5
Colapesce Dimartino – Musica leggerissima: una canzone che inneggia alla spensieratezza. Sonorità acustiche accompagnate da un bel tappeto orchestrale. La canzone è già efficace e…leggera, anzi leggerissima. VOTO: 8
Aiello – Ora: lampadari come orecchini, frasi del testo che sembrano sconnesse, quando canta si mangia le parole, ma poi che cos’è esattamente il “sesso ibuprofene“? VOTO: 4
Francesca Michielin e Fedez – Chiamami per nome: canzone scritta da Mahmood, cantata alla Mahmood da entrambi con tanto di autotune. Il ritornello è già in testa. Cantato dalla sola Michielin avrebbe avuto un impatto maggiore. VOTO: 6
Max Gazzè – Il farmacista: citazioni di Frankenstein su un atteggiamento elettronico – “battiatesco” alla vecchia maniera. Testo complesso che fa esaltare i coristi al “Si può fare!“. Meravigliosamente pazzo. VOTO: 7,5
Noemi – Glicine: si affida a Dardust per uscire dall’oblio. Il primo impatto è riuscito; è la migliore interpretazione vocale insieme ad Arisa. Molto bello il crescendo dell’inciso. Brano che può crescere. VOTO: 6,5
Madame – Voce: è il momento Trap: un’altra quota Dardust. Come Aiello si mangia le parole, interpretazione con cadenza lamentosa, fortuna che l’arrangiamento prova a dare un po’ di carica; fosse stata una canzone strumentale sarebbe stata più efficace. VOTO: 4,5
Maneskin – Zitti e buoni: vedi il maestro Enrico Melozzi ed è subito carica, quella che a mezzanotte ti ci vuole per mantenerti sveglio. Bello il punk orchestrale, Damiano si mangia il palco e coi suoi gioca agli Iron Maiden. VOTO: 7
Ghemon – Momento perfetto: il cantante salernitano torna dopo due anni, e lo fa unendo le sue anime Rap e Urban in un bel mix con archi e fiati, ad accompagnare un testo che canta la positività. Piacevole. VOTO: 7,5
Coma_cose – Fiamme negli occhi: è la rappresentazione del nuovo cantautorato; la quotidianità raccontata con delle immagini, come nel loro stile. Un altro bel potenziale che può crescere. VOTO: 7-
Annalisa – Dieci: anche lei punta alla comfort zone con un pezzo nelle sue corde, forse non troppo immediato. Insieme ad Arisa e Noemi, è la più precisa nell’esecuzione. VOTO: 6,5
Francesco Renga – Quando trovo te: anche lui sotto la penna di Dardust, come al solito vuole fare il giovane e come al solito ne esce maluccio. Gli ululati non bastano…e pensare che trent’anni fa esordiva nei Timoria…bei tempi. VOTO: 5
Fasma – Parlami: l’autotune fatto persona. La canzone è esattamente la stessa dello scorso anno. Qualcosa di più originale? VOTO: 4
Per la cronaca, come al solito la demoscopica tende a fare danni relegando le cose migliori (Colapesce Dimartino, Gazzè, Ghemon, Maneskin) nella parte bassa, decidendo di premiare Annalisa, Noemi e Fasma (si, avete letto bene: Fasma). Se il buongiorno si vede dal mattino…
P.S.: è vero che questo è uno spazio musicale, ma devo fare un appunto “televisivo”: Amede’, Rosà, finire all’ 1,30 già la prima sera proprio no. Tagliate qualcosa, il Paese reale ve lo chiede!