Milano, i lavoratori dello spettacolo portano i “bauli in piazza”

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Nella storia contemporanea italiana quando si pensa allo sciopero o alla protesta in sé, non possono che venire in mente le tante lotte operaie del ‘900 o le barricate organizzate a più riprese da contadini e allevatori. Tante altre categorie, fino ai giorni nostri, sono state capaci di dimostrare sonoramente sotto i “palazzi del potere”, come gli insegnanti e il personale ATA o i dipendenti della sanità pubblica e, di recente, i cosiddetti “rider”.

Ma, forse, non si era mai vista una compattezza tale da parte di tutti coloro i quali appartengono alla categoria dei lavoratori del mondo dello spettacolo: ben 570mila in Italia. Artisti, attori, tecnici, maestranze, facchini, organizzatori di eventi, musici e cantanti: questo maledetto Covid-19 ha deciso, col benestare della politica, che questi lavoratori valgono meno di altri. Da mesi la politica racconta che le misure restrittive sono a carattere temporaneo, ma nella pratica è il disordine a governare la vita di cassintegrati, partite iva con l’acqua alla gola, piccole e medie imprese sull’orlo della crisi e nuovi disoccupati.

La protesta-spettacolo

Non ci si poteva aspettare altro che non fosse la spettacolarizzazione della protesta in sé, quella ad opera dei professionisti di una categoria umana capace di emozionare le altre persone. 500 bauli neri distesi per tutta Piazza Duomo con uno striscione in coda che recita a caratteri cubitali: “Un Unico Settore, un unico futuro”. Di contorno un silenzio assordante, talvolta rotto dal solo tonfo delle mani che battono sui case vuoti dei “ferri del mestiere” utilizzati dai lavoratori in quella che, fino a meno di un anno fa, era la routine.

Serve far ripartire gli eventi

L’istanza portata avanti dal comparto spettacolo è di facile intuizione: chiedere al Governo Conte-Bus di porre in essere nuove regole che siano sostenibili (non solo sanitariamente ma anche economicamente) per un rilancio immediato del settore, con una ripartenza immediata di show, eventi, fiere, concerti e così via. Attualmente moltissimi lavoratori dello spettacolo sono totalmente fermi; tanti altri lavorano a regime bassissimi; alcuni hanno cambiato mestiere. La risposta a quest’emergenza scaturita dalle politiche di contrasto al Covid-19, non può e non deve essere il mero assistenzialismo, consistente in spiccioli lanciati qua e là per fornire all’opinione pubblica una parvenza di intervento statale. La luce in fondo al tunnel in materia di pandemia è tutt’altro che visibile, per questo è necessario rimettere in ordine la società affinché la dignità dei lavoratori e delle loro famiglie, anche nel settore spettacolo, ricopra la centralità dell’instancabile decretazione ad opera dell’Esecutivo in corsa.

Redazione

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