Esce “Queen Of Shady Trees”, il primo singolo dei Koodja and the S.O.S.

Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su linkedin
Condividi su whatsapp
Condividi su telegram
Condividi su pinterest
Condividi su email

Scopriamo Koodja, l’eclettico cantautore americano che promette di farci sognare

In occasione dell’uscita del primo singolo, abbiamo scambiato due chiacchiere con Terenzio, in arte Koodja, cantautore Italo-Americano ritornato da pochi mesi in Italia per far scoprire la propria arte, dopo una lunga e intensa vita vissuta negli States, tra eccessi, difficoltà, fama e spiritualità.

Oggi, con la sua band si prepara al grande ritorno, e all’esordio nel panorama Europeo, dopo svariate tournée nella West-coast americana. Ma partiamo dall’inizio.

Prima di immergerci nella sua storia, ecco un po’ di link utili per ascoltare il loro primo singolo!

Terenzio Cugia – soprannominato “Koodja” – nasce a Los Angeles il 15 giugno 1968 – Gemelli, ascendente Scorpione – frutto dell’amore tra Luigi Cugia, marine di origini italiane e l’americana, di origine irlandesi, Patricia Walsh, Professoressa Universitaria di Economia. Una coppia destinata per genoma a non trovarsi mai, quindi. 

Infatti il padre di Koodja è sempre stato assente dalla sua vita. Si eclissò ad un certo punto (non si sa quando esattamente) come Gauguin su qualche isola del sud. A soli dodici anni, la madre morì prematuramente e di Luigi si persero le tracce. Dispacci nautici riferiscono di isole del sud un tempo disabitate dove però di notte si odono lamenti. A Terence piace pensare che si trovi ancora lì.

 

“Koodja, cosa ti ha lasciato questa tua infanzia difficile?”

Tanto odio. Tanta amarezza. Arrivai ad una vera e propria repulsione verso l’Italia, per via di mio padre. Ma è da queste difficoltà che penso sia nato il mio estro creativo. La voglia di creare per portare alla luce una realtà meno dura. Fin dall’infanzia, il mio spirito irrequieto mi ha spinto a scoprire nuove cose. Imparai a parlare tedesco fluentemente in pochi mesi, all’età di sette anni, ascoltando i Lieder di Schubert e Schumann, per poi cimentarmi dal violino al flauto dolce. Ma per me erano solo modi per evadere dalla mia realtà.

Sembra essere proprio l’inconsistente figura paterna e il forte attaccamento alla madre che hanno fatto sviluppare in lui una profonda maturità, sensibilità, introversione ed un forte attaccamento ai fratelli

 

“Parlaci un po’ del rapporto con i tuoi fratelli…”

Riassumerei con “animato e controverso”. Sono l’ultimo di quattro fratelli, e con loro ci sono forti affetti quanto aspri dissapori, in particolare con Fab, l’attuale batterista della nostra band.

Con lui ci detestiamo, ma non possiamo fare a meno di stare insieme. Non c’è mai una idea che propongo dove lui non ne abbia una migliore. E’ insopportabile.”. Ma il suo carattere ci spinge oltre, specie in ambito creativo.

 

“Koodja, sappiamo che la spiritualità e la meditazione hanno giocato un ruolo fondamentale, proprio per la nascita di questo progetto musicale…”

Esattamente. Tutto iniziò la sera del 13 Novembre 2008. Da circa 15 anni gestivo brillantemente la mia carriera in finanza, lavorando tra Francoforte, Milano, New York e Londra in Deutsche Bank e, infine, come top manager della Lehman Brothers. Ma qualcosa non andava dentro me.

Così, tornato nella mia casa a Los Angeles, presi tutti i materiali di lavoro, compresi gli abiti più sfarzosi ed eleganti, e bruciai tutto in un enorme falò, Fu una liberazione. Lo desideravo dal profondo del mio cuore. Volevo cambiare vita, ma mi costò la fedina penale in quanto rischiai di far morire due anziane signore per i fumi tossici creati con il rogo. Quindi cambierei altre 100 volte vita, ma non in queste modalità, magari!

Proprio dopo questo gesto, desideroso di cambiamento, nel 2009 entrò in contatto con la Self-Realization Fellowship, un’organizzazione religiosa internazionale fondata da Paramahansa Yogananda, con sede principale proprio a Los Angeles. Così, per un anno mi dedicai a meditazioni e ritiri spirituali per scoprire se stesso. Fu il più profondo cambio di rotta della mia esistenza. Da lì, decisi di fare sul serio con la band.

 

“Parliamo allora del tuo progetto. Immagino sia partito tutto da te e Fab…”

Dopo questo percorso, iniziai a credere maggiormente a dei brani che avevo composto lungo la mia vita. Ma che non erano mai stati pubblicati. Così chiamai mio fratello Fab, che intanto era diventato un avvocato privo di Foro e di un faro (guida) per ricoprire il ruolo di batterista e fondare ufficialmente una band. Inizialmente ci chiamavamo gli “S.O.S.”. Quando ci chiedevano cosa significasse l’acronimo, davamo sempre diverse spiegazioni per far impazzire i giornalisti, da “Same Old Songs”, a “Sultans of Swing”, e cose di questo genere. 

 

Per completare la formazione mi affidai a un mio vecchio caro amico, Andrea Gabrielli, conosciuto ai tempi dell’Università. Si fa soprannominare “Mr Wolf”, Italiano, ma con un talento per l’improvvisazione linguistica: un vero e proprio “Juke Box umano”. Chitarrista e cantante eclettico, attualmente vive in Spagna ma conta di raggiungerci quanto prima.

Ma per raggiungere le sonorità che volevo, serviva dell’altro. Così coinvolsi Riccardo Demuro, tastierista  noto come “Smudge” per il modo in cui schiaccia i tasti quasi fossero mosche da schiacciare (smudge vuol dire per l’appunto “spiaccicare”). 

Riccardo una sera mi disse: “Scusa, sarete anche bravini, ma senza una chitarra lead le ragazze mica le prendete”. Così, dandogli ragione, mi misi alla ricerca del quinto elemento: Andy Bigioni. Anche lui Italo Americano, di pochissime parole ma di tante note, emulo di Steve Vay “ma col sentimento” (ndr. Steve Vay è stato più volte da lui chiamato “Vay a fan…..” in interviste con giornali italiani, con tanto di repliche stizzite. I due non si amano dal concerto di Detroit del 2018).

Ah, quasi dimenticavo. Io sono il bassista/cantante della band, ma quando il fratello di Mr Wolf, Adriano “Lightbulb” Gabrielli, tornò dai suoi mille viaggi in Indocina, spinse fortemente per entrare nel gruppo. Lui è un bassista nato, Andrea ha spinto molto per avere il suo “braccio destro” musicale nella band… allora mi sono convinto di lasciare qualche brano al basso a lui, per concentrarmi sul canto. 

 

“Come sono andate le cose con gli S.O.S. negli States?”

Abbiamo riscontrato subito un discreto successo nel palcoscenico di Los Angeles e di tutta la costa Sud del Pacifico. Siamo stati notati da un produttore nei pressi di Huntington Beach, e ci fece fare da apripista ai celebri Counting Crows, all’epoca all’apice del loro successo, per uno spezzone di tournée. 

A Nashville, venimmo premiati come “Best Upcoming Act in the Usa”, con conseguente sbronza epica da parte di tutti noi, finita poi sui tabloid con tanto di querele e controquerele. Ma questa, è un’altra storia…

 

“Mi pare di aver capito che tu non abbia mai vissuto in Italia… come mai ora sei qui?”

Proprio così… le cose dopo un po’ non andarono più tra di noi. Ci furono continui litigi. Fab decise l’anno scorso di trasferirsi in Italia per scoprire le sue origini. Io avevo voglia di riprendere il progetto, ma con un altro nome e una nuova produzione (da qui il nuovo progetto “Koodja and band”). Mi resi conto che il baricentro del gruppo era tutto qui, in Europa. Allora ho superato la mia antica repulsione e, con voglia, sono arrivato qui. Scoprendo una nazione fantastica, che la mia infanzia mi aveva rubato.

In questa nuova “avventura musicale”, ci sono anche dei nuovi compagni di viaggio, ad arricchire la nostra contaminazione musicale. Una volta arrivato qui a Roma, ho conosciuto Maria Vega, attuale seconda cantante della band, con la quale è nata una sinergia speciale, profonda, tramutata in una sincera relazione di stima e amicizia reciproca. 

Ma non è finita qui. Avrete anche il piacere di ascoltare Justin, un giovanissimo cantante filippino di soli 22 anni, con un talento immenso per il vocals freestyle. L’abbiamo conosciuto pochi mesi fa ad una messa cantata del culto cristiano “Hillsong”. E niente, doveva essere dei nostri!

 

Bene, ma passiamo al nuovo videoclip per il singolo Queen of Shady Trees, uscito il 28 Dicembre su YouTube e tutti i principali digital stores. (Ascolta il singolo qui).

“Di cosa parla?”

Queen Of Shady Trees è una storia è una canzone d’amore su una donna che mi apparve in sogno, anni fa, e che ho poi incontrato davvero di recente. Una storia troppo paranormale per non farci un brano su!

Il singolo anticipa l’uscita dell’album QuaranTime, prevista per l’inizio del 2021, contenente una serie di brani scritti proprio nel delicato periodo del lockdown, che Koodja ha passato in Sardegna, nell’isola eremo di San Pietro. 

“Scrivevo canzoni giorno e notte, era un modo come un altro di liberarsi dalla noia di essere chiusi in casa. Le mandavo a  Fab che regolarmente me le stroncava, almeno nove su dieci, dicendo o che erano prese da qualcun altro o insipide. “Puoi fare di meglio” continuava a dirmi mentre dipingeva quei cazzo di quadri che mi fanno impazzire. “ed io mi trattenevo dal rispondergli “E allora scrivitela tu, una cazzo di canzone” ma sapevo che se lo avessi fatto saltava la band. Alla fine abbiamo tirato fuori il meglio da circa 300 abbozzi di canzoni. È un distillato, come il mirto che mi faccio in casa. Ma non mirto rosso e basta. Ci metto tutte le erbe aromatiche di questa isola magnifica e selvaggia. Lo chiamerò Elisir di Carloforte, e chissà che un giorno non lo venderò in giro qui. “  

 

“Come avete fatto per registrare i brani durante la Quarantena?”

“Beh, le composizioni sono nate come ti ho detto. Quando alla fine Fab si convinceva, buttava giù la traccia di batteria in cantina nella sua casa di campagna. Poi la mandava a Kristian, il nostro arrangiatore a Los Angeles che però ha radici napoletano ed un piccolo studio sotto al Vesuvio, la Casetta.”

 

“E tutti registravano le loro parti singolarmente?”

“No, non era possibile per tutti farlo con la qualità necessaria. Infatti Kristian ha dovuto chiamare dei turnisti della zona. Mi è dispiaciuto che non suonassimo tutti ma era impossibile. Anche io suono il basso solo in alcuni brani del disco!”

 

“Insomma, sentiremo parlare di voi. Non vediamo l’ora di ascoltare tutto l’album! Grazie per il tempo che ci hai dedicato Koodja, a presto!”

 

Grazie ragazzi! Hope you enjoy our music!

Simone Solidoro

Simone Solidoro

Iscriviti alla nostra newsletter.

+39 06 9450 2938

Scrivici

info@elephantmusic.agency

Esprimici tutte le tue perplessità, saremo lieti di ascoltarti e risponderti il prima possibile. Se cerchi consigli su come produrre al meglio il tuo lavoro inviaci la tua demo!

© 2021 - All elephants are reserved. Elephant Music - 00136 Roma (RM) - P.iva e C.F.: 16016741007

No template exist for the footer. Add new section template.