#discarichemusicali, la musica salverà il Pianeta. Due chiacchiere con il DJ Fabio Ricciuti

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“Dai diamanti non nasce niente/Dal letame nascono i fior” diceva Faber. E pare che Fabio Ricciuti (classe ’72, Margherita di Savoia, Puglia), DJ/Producer e ideatore del progetto open-air #discarichemusicali, abbia preso alla lettera questo distico di Via del Campo. Facile far musica davanti a un pubblico festante o in un contesto protetto come un club o uno studio: provateci voi a portare cuffie e consolle lì dove gli innumerevoli incivili che ci circondano abbandonano rifiuti di ogni sorta – per dirla alla Elio.

 

Dai disco club più esclusivi alla spazzatura

 

Fabio Ricciuti ha una carriera di successi alle spalle, vantando collaborazioni con etichette del calibro di Nervous, King Street, We are Defected e con club come il Pacha e l’Armani Privé di Dubai, il Tresor e il Maria di Berlino, il Sankeys e il Delano di Ibiza e il Docks di Amburgo. Un po’ di anni fa ha fondato anche la sua label: la OVNI Music  (dove la sigla sta per “Oggetti Volanti Non Identificati”). Inoltre, il DJ pugliese ha anche suonato in occasione di festival di spessore fra cui il Bungalow Eight ad Amsterdam. Sua l’idea, nel lontano 2009, di portare la musica House in luoghi della cultura come il Castello di Barletta, in occasione del festival Hormonika.

Cerchiamo di capire insieme a lui perché un Producer affermato si ritrovi, a un certo punto della sua vita, a suonare fra i cumuli di spazzatura.

 

 

Ciao Fabio! Che significa esattamente #discarichemusicali? Non vorrà mica dire “musica spazzatura”!

Certo che no! #discarichemusicali è un hashtag che è nato a seguito di un’intuizione che ebbi durante il periodo della pandemia, dove per forza di cose eravamo costretti a stare a casa. Non ho mai avuto abitudine di praticare sport e fare passeggiate. In quel periodo, però, passeggiare era l’unico modo per evadere dalle mura domestiche e così iniziai a farlo. Nel praticare questa sana abitudine, mi imbattevo in luoghi dove la natura faceva da padrona, e un giorno, proprio costeggiando l’immensa salina di Margherita di Savoia, trovai una discarica a cielo aperto che fu per me un colpo al cuore. Un’immagine dura che, però, mi fece visualizzare di doverci costruire un DJ set. Dissi a mia moglie che passeggiava con me: “farò questa cosa” – lei mi guardò un po’ stranita. Qualche giorno dopo aspettai l’occasione propizia e allestii furtivamente il set in maniera molto “spartana”. Andai in diretta sul social affidando la regia improvvisata a mia figlia e l’effetto fu dirompente. In periodo di pandemia abbiamo visto performance outdoor con ambienti curati o inquadrature evocative, ma vedere un DJ in un contesto del genere, con un contrasto così forte, attirò subito la curiosità del web.

 

Il mondo dello spettacolo abbandonato durante la pandemia

 

Qual è il messaggio che vuoi comunicare?

Il mio è un modo (sicuramente originale e molto innovativo, Ndr) di sensibilizzarci e sensibilizzare le persone a non lasciare per strada ciò che resta di noi, avendo cura di questo Pianeta. Ho utilizzato la musica per denunciare questo fatto anziché ricorrere ai più usuali servizi giornalistici, che forse non riescono sempre a toccare l’anima delle persone. Credo nel potere della musica come mezzo e veicolo che può fare tante cose sul nostro piano esistenziale. La musica può essere usata anche così: in modo intelligente. Con #discarichemusicali ho anche nutrito la mia parte creativa, in un momento nel quale tutto il mondo dello spettacolo era fermo. Il sentimento comune fra noi lavoratori dello spettacolo era quello dell’abbandono da parte della politica e delle istituzioni a un nostro destino incerto e tutt’altro che roseo: ci siamo sentiti abbandonati proprio come quei rifiuti ingombranti che affollano le discariche abusive a cielo aperto,  che si stagliano qua e là fra le bellezze naturali e paesaggistiche della Puglia. Ci sentivamo dei rifiuti abbandonati, sì: l’artista in discarica è il concetto che meglio esprime lo stato d’animo di chi si è visto etichettare come “non essenziale” per oltre un anno.

 

 

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Con la musica salviamo noi stessi e l’ambiente

 

È vero che #discarichemusicali diventerà un documentario?

Visto il tema caldo di ecologia e ambiente, sto lavorando all’idea che #discarichemusicali diventi un documentario che raccolga un po’ queste esperienze, fissate per un certo numero di date. L’idea è quella di lanciare questo documentario sul web, affinché diventi strumento di sensibilizzazione al rispetto del Pianeta e dell’ambiente.

 

 

Un’ultima domanda: pensi che la musica possa essere utilizzata ancora oggi per convogliare l’attenzione delle persone su temi etici, politici e sociali?

Assolutamente sì, perché sono convinto che se vuoi la prova del Divino, la puoi ricercare all’interno della musica. La musica ha un potere straordinario sulle nostre esistenze perché è vibrazione. Noi siamo fatti di energia: la musica è vibrazione, frequenza, e può assolvere a tantissime funzioni all’interno della nostra vita e della nostra società, anche come veicolo di pace, amore, cura, messaggio. Per me nella musica c’è Dio – in senso metaforico, chiaramente. #discarichemusicali, infatti, ha come payoff: “La musica salverà il Pianeta”.

Simone Calienno

Simone Calienno

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