Woodstock: La collina di Bethel

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”Dimenticate ciò che è successo ieri e domani, e oggi. Stasera creeremo un mondo completamente nuovo.“ —  Jimi Hendrix

Sono passati 50 anni, era il lontano ’69, l’epoca dei figli dei fiori, l’epoca di Woodstock. Dove vigeva il concetto “se puoi sognarlo, puoi realizzarlo” e così è stato. Un momento irripetibile, qualcosa di magico, qualcosa che non potrà più essere.

L’evento rock passato alla storia tanto da essere celebrato nel momento attuale con diverse iniziative in tutto il mondo. Quest’anno il MEDIMEX, svoltosi a Taranto, la città dei due mari, ha deciso di ricordarlo partendo da proiezioni di film documentari come: Woodstock- tre giorni di pace, amore e musica (M.Wadleigh,1970), My Generation Woodstock, 1969, 1994, 1999 (Barbara Kopple, 2000), Medimex Movies (anteprima italiana), Woodstock – Three Days That Defined a Generation (Barak Goodman,2019).

Woodstock nacque grazie all’intuizione di quattro giovani che organizzarono un festival di musica e pace, John Roberts, Joel Rosenman, Artie Kornfeld e Mike Lang. Pensate che il più grande dei quattro aveva appena ventisette anni.  

I ragazzi diedero vita ad un evento storico di una portata ben più grande rispetto a ciò che si aspettavano all’inizio, ma non fu semplice. Dopo aver iniziato ad allestire la zona dove si sarebbe dovuto svolgere il concerto, ossia un parco industriale nella vicina Wallkill, sempre nello stato di New York, dovettero poi spostarsi altrove; il motivo fu un’ordinanza cittadina che vietava quei tre giorni di musica, non graditi dalla gente del posto; la cittadina riuscì a far approvare una legge il 2 luglio del 1969, nella quale venne vietato il concerto. I quattro ragazzi furono costretti a spostarsi altrove e a riorganizzare ogni cosa, ad appena un mese e mezzo dall’evento. Dopo aver girato diversi giorni, trovarono la collina di Bethel, conobbero Max Yasgur, proprietario di un caseificio di 600 acri a ridosso di uno stagno, lo stesso stagno che venne reso famoso dagli hippy che nei giorni del concerto si  tuffarono completamente nudi, liberi di essere.

La nuova location si prestava bene ma l’intera organizzazione era molto in ritardo, c’era oramai poco tempo e bisognava scegliere se terminare il palco o la recinzione. Ovviamente scelsero di terminare il palco così alla fine, senza le dovute enclosure, l’evento divenne completamente gratuito. Tra il venerdì pomeriggio del 15 agosto e la mattina del 18 agosto del 1969, oltre 400mila giovani si riunirono su quella collina partecipando, anche un po’ inconsapevolmente, a un evento che avrebbe segnato la storia della Musica.

Woodstock rappresentava la controcultura. Nel periodo della guerra del Vietnam, delle armi, si riunirono giovani provenienti da ogni parte del mondo per condividere pace, amore e musica. Molti si aspettavano di cambiare il mondo, alcuni cercavano risposte, altri volevano una società diversa, si sognava e si sperava in un cambiamento e miglioramento dei paradigmi del passato. Tutto era lecito e legale, non c’erano regole se non quelle del rispetto altrui e non si registrò nessun episodio di violenza, nessun morto, giusto qualche caso di abuso di droghe (acidi, lsd, marijuana). C’era un grande spirito di fratellanza e umanità, si era immersi in flusso continuo di musica e poi c’era il mooshing, la pratica del rotolarsi nel fango, perché il fango rende tutti uguali: in fondo non si distinguono più le gerarchie quando siamo tutti sporchi di fango. Si credeva nella Musica, nella rinascita, nella bellezza, c’erano degli ideali.

Guardare questi documentari è come vivere quei momenti. Sentire le emozioni e le parole dei partecipanti, ascoltare quelle stesse performance di gruppi e artisti come Joan Baetz, Santana, The Who, Joe Cocker, Jimi Hendrix, per citarne alcuni. Sarebbe bello rivedere il buio di un concerto, illuminarci con accendini e candele, uniti dalla semplicità e dall’umiltà dell’essere, perché esca il meglio di ognuno di noi e, perché no, anche il peggio, senza essere giudicati; chissà se ci sarà mai una altra Woodstock…

Simona De Pace

Simona De Pace

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