Maneskin, Eurovision all’Italia. Ma il ritmo continua a darlo il Regno Unito

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“Zitti e Buoni” trionfa all’Eurovision Song Contest 2021, e i dovuti complimenti vanno ai Maneskin, vincitori indiscussi della kermesse grazie alla volontà popolare.
Di contro, in un contesto generale dove il livello non è parso per nulla straordinario, il Regno Unito si è ritrovato all’ultimo posto, senza raccogliere nemmeno un punto: un record negativo che meriterebbe approfondimenti statistici. Ma cosa è successo? È doveroso un breve recap.

James Newman, l’ultimo dei mondani

“My Last Breath” è un singolo del cantautore britannico James Newman, pubblicato il 27 febbraio 2020. Probabilmente, non dirà nulla alla maggior parte di noi italiani, ma è stato selezionato dall’ente radiotelevisivo nazionale BBC per rappresentare il Regno Unito all’Eurovision Song Contest 2020 a Rotterdam, nei Paesi Bassi.
Tuttavia, dopo l’annullamento dell’evento a causa della pandemia di COVID-19, Newman è stato riconfermato come rappresentante nazionale per l’edizione del 2021, dove però, da regolamento, ha dovuto portare un altro brano, “Embers”, sicuramente meno ispirato rispetto a quello con cui avrebbe gareggiato nel 2020.
Ebbene, il brano non ha fatto una grande figura, collocandosi in finale con un ultimo posto da “cucchiaio di legno”.
Fermo restando il distacco dell’attitudine Rock dei Maneskin rispetto a una concorrenza, come detto, non particolarmente aggressiva sia in termini musicali che qualitativi, la condizione di Newman, ma in realtà di tutta la kermesse europea, è da contestualizzare.
Siamo quindi davvero sicuri che il Regno Unito, storicamente e a prescindere dai generi, patria della musica contemporanea europea, non sia davvero in grado di presentare a un evento di portata audiovisiva internazionale un brano oggettivamente migliore di quello del cantante del Nord dello Yorkshire?

La musica contemporanea nel Regno Unito

La Gran Bretagna tra il 2020 e il 2021 ha visto pubblicare una serie di album di varia natura e di qualità ben superiore a quella dimostrata da Newman, e più in generale della kermesse europea.
Durante la pandemia, il Regno Unito ha visto la pubblicazione di album, EP e brani interessanti: dalle novità dei giovanissimi scozzesi The Snuts e Twin Atlantic, al Synth Pop dei più affermati Circa Waves e Don Broco; poi l’exploit di Yungblud, cantautore in fortissima ascesa. In buona sostanza, una serie di artisti che avrebbero tranquillamente potuto rappresentare la volontà musical-popolare britannica.
Il punto nodale è che la kermesse stessa ha un valore meramente commerciale, strettamente correlato alle esigenze televisive derivanti dalla risposta del “pubblico di massa” e delle emittenti che si coalizzano in un’organizzazione internazionale che associa diversi operatori pubblici e privati, conosciuta come UER (Unione Europea Radiodiffusione).

 

L’Eurovision è un grande Sanremo

 

Quello a cui abbiamo assistito non è altro che una versione di Sanremo amplificata al contesto europeo, con la dovuta aggiunta di talune individualità che appartengono tradizionalmente alle diverse realtà (es. la Finlandia ha gareggiato con una band Punk Hardcore come i Blind Channel), e che in quanto tali riescono a cogliere l’attenzione popolare mainstream. Il concetto stesso di popolarità può mutare da nazione a nazione a seconda delle necessità di mercato o dell’interesse verso una kermesse che nasce, come detto, con l’intenzione di fungere da intrigante show musicale d’intrattenimento.
Per buona pace della UER e, quindi, per gli organizzatori del contest e di tutte le emittenti audiovisive d’Europa, la scena musicale britannica, culla della musica contemporanea, è più florida che mai: probabilmente, però, non ha il minimo bisogno di passare attraverso TV e giornali europei.

 

Sono da rinnovare i complimenti ai Maneskin e ciò non toglie nulla ai loro meriti: senza restare zitti e buoni “devono” godersi la vittoria mediatica, poiché hanno annichilito tutti, compreso il buon James Newman e tutto il pubblico UK, che sicuramente, avendo tanto altro da ascoltare, non la prenderà troppo “a male”.

Giancarlo Caracciolo

Giancarlo Caracciolo

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