Da Dave Grohl ai Nickelback, i musicisti pieni di haters per colpa dei social

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Nelle ultime settimane è tornata di attualità la consueta ironia sui musicisti che si fanno notare troppo (o di cui si parla eccessivamente) anche per motivi futili.

 

I fratelli Gallagher, professionisti del farsi odiare

Agli inizi del 2020 erano i fratelli Gallagher a contendersi lo scettro di antipatici della comunicazione, a suon di tweet o di frasi dette e non dette, prese ed interpretate a proprio modo o piacimento dalla costante orda di giornalisti che, ormai essenzialmente online, ci delizia di informazioni di cui dovremmo davvero iniziare ad imporci di fare a meno.
Oggi, nei primi mesi del 2021, per il ben volere di canali social di importantissime emittenti radiofoniche nazionali, lo scettro dell’ironia (e dell’ antipatia) dopo aver fatto il giro del Nord America tra Nickelback prima e Imagine Dragons dopo, è passato in mano addirittura a Dave Grohl, storico leader dei Foo Fighters, nonché batterista di Nirvana e Queens Of The Stone Age.

 

I Foo Fighters e Dave Grohl, l’automeme del frontman

 

A onor del vero, di Dave Grohl che “dice e fa cose” il sottoscritto (alla pari di tantissimi altri) ne ebbe abbastanza già diversi anni or sono, quando, puntualmente, a ogni nuova pubblicazione con la band, il nostro carissimo e mostruoso frontman si lasciava andare a dichiarazioni da grande maestro della comunicazione – consentendomi un paragone sportivo-calcistico, azzarderei quasi da “Mourinho del rock”. E quindi Kurt Cobain che, puntuale come un orologio svizzero, appare nei suoi sogni o in qualche modo in prossimità della pubblicazione di ogni disco dei Foo Fighters (gli Dei del Rock mi perdonino l’eccesso di malizia). Poi a ruota si parla di cosa ne sarebbe stato della stessa band se le cose fossero andate diversamente, o della sfida con la piccola star prodigio del web la piccola batterista Nandi Bushell (anch’essa splendida creatura nonché simbolo del Rock che prova a sopravvivere) e via discorrendo, tra dichiarazioni superflue e simpatiche comparse in bizzarri videoclip al fianco di cartoni animati.

 

Dave Grohl bersaglio del Web

 

Fatto sta che oggi, smartphone alla mano, Dave Grohl è ormai al centro delle ironie di diversi musicofili rockettari non solo del web. Basta farsi un giro virtuale sui vari portali di testate online musicali (concetto già di per sé oggi da mettere in discussione, a causa dell’emorragia d’informazione causata dai social media) per imbattersi in commenti più o meno tendenti allo scherzoso, o comunque aventi come comun denominatore l’attenzione mediatica di cui il leader dei Foo Fighters gode. In buona sostanza Dave Grohl è diventato una sorta di meme, anche per sua colpa.
Il problema però non è da ricondursi esclusivamente al cantautore dell’Ohio, ma è sintomatico di una insofferenza che guarda al di là del genere e della bravura oggettiva, da ricondurre all’insistenza con la quale i social media di emittenti televisive, riviste, radio FM e web, ci impongono contenuti a volte al limite di ciò che è oggettivamente interessante, sfociando ben oltre il gossip: cadendo nel derisorio.

 

L’informazione musicale passa dai professionisti

 

Ed è proprio in quest’ottica che allora si deve analizzare il recente report del portale americano BestLife, che in estrema sintesi fa una cernita di quali siano i musicisti più “detestati” dagli ascoltatori americani e stranieri. Un dubbio, quindi, sorge spontaneo:

 

Si possono odiare i Nirvana? Se sì, perché si parla troppo della morte di Cobain? O i Metallica si detestano per i loro eccessi megalomani o per il doppio disco Load/Reload mai digerito dai fondamentalisti del Metal? Ok, ma in tutto questo i Rush? E che colpa possono avere i Pearl Jam se Eddie Vedder parla poco e pubblica undici dischi inediti, che possono anche non piacere, ma certo non possono essere accusati di oltraggio alla musica? La risposta è no, mal digerire è lecito, detestare è troppo.

 

C’è soluzione ai mali musicali del tempo?

La risposta è che lì dentro, all’interno dei nostri smartphone e dei social media di natura musicale, dovremmo dire tutti “basta”. Dovremmo dire che ne abbiamo abbastanza, e che l’informazione, quella che merita di essere analizzata, contemplata e discussa, è di altra natura, forse ancora nascosta gelosamente e a pagamento tra gli articoli di riviste musicali come Rockerilla, o di libri di respiro musicale come il nostro L’Olifante, poiché in un mercato dell’informazione gratuito, il prodotto non può che essere scadente laddove esso stesso non coincida direttamente col lettore.

 

In sostanza, di Dave Grohl e della sua ultima pubblicazione, Medicine At Midnight, bisogna valutare la qualità della musica e non di certo la marca di cereali che ha consumato durante le registrazioni.

Liberiamoci di ciò che non è indispensabile; impariamo ad ignorare, smettiamo di seguire, di commentare. Così forse, se i social media tornassero a pensare al senso del decoro e non al clickbait, perfino le uscite di Liam Gallagher che da dieci anni è convinto di riformare gli Oasis potrebbero tornare a essere simpatiche… Perfino più di Chad Kroeger: biondo platinato costantemente abbronzato, anche a Dicembre. Lui sì che è davvero insopportabile!

Giancarlo Caracciolo

Giancarlo Caracciolo

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