Elefanti a Sanremo 2021 – Il pagellone musicale della seconda serata della “kermesse”

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Siamo arrivati in fondo anche a questa seconda serata di maratona. Si potrebbe definire una serata “senza tempo”, e non solo per la durata (si è superata l’1,30 anche ieri), ma anche per quelli che sono stati i momenti musicali e gli “omaggi”. L’unico momento veramente alto è stato l’omaggio a Ennio Morricone con l’orchestra diretta dal figlio Andrea sulle note di Metti una sera a cena, poi però è arrivato Il Volo sempre con la  consueta aria da “restiamo umili” a riportarci coi piedi sull’amara terra nostra.

 

Per il resto, tutto quello che è stato extra-gara è stato accompagnato da un “Mah” generale: dai festeggiamenti per il Golden Globe a Laura Pausini (vedi la vita quanto sa essere strana), che almeno a questo giro ci ha risparmiato la storia di Marco, il mash-up improponibile di Elodie, ridotto a un semplice minestrone tra Madonna, Mahmood e il suo repertorio. Per non parlare poi dei momenti in cui a venire meno è stata la decenza: la passerella di gioventù con Gigliola Cinquetti, Marcella Bella e Fausto Leali, con tanto di stecca epocale di quest’ultimo (anche se a onor del vero era stato il migliore a cantare fino a quel momento), e di Gigi D’Alessio con i suoi “scugnizzi” trapper; non male per uno che non ha mai nascosto a destra e a manca il suo disprezzo per quel genere.

 

In compenso, questo ha reso più interessante la gara; dopo aver sentito tutte le canzoni in gara, al primo ascolto si può dire che non c’è una vera e propria eccellenza, ma tutto sommato il livello si mantiene sufficientemente dignitoso, seppur con alcuni brani che lasciano perplessi. Non si può dire lo stesso per i Giovani, dove il livello è decisamente mediocre.

 

 

GIOVANI

 

Wrongonyou – Lezioni di volo: prova a fare un hip hop acustico dal ritornello orecchiabile, ma il risultato è qualcosa di già sentito. VOTO: 5+

 

Greta Zuccoli – Ogni cosa da di te: viene dalla scuola di Diodato (con tanto di Rodrigo D’Erasmo a dirigere), canta alla Diodato un pezzo orchestrale che a tratti si perde. Molto bella la voce. VOTO: 6-

 

Davide Shorty – Regina: è sicuramente il più originale delle otto nuove proposte; gioca a fare Jamiroquai con un pezzo funky, peccato solo per la strofa rap. VOTO: 6,5

 

Dellai – Io sono Luca: due gemelli che scherzano sullo scambio di persona, ma quando cantano l’umorismo passa (almeno all’ascoltatore); la voce va e viene a entrambi, ma non credo sia un problema del microfono. VOTO: 4

 

 

BIG

 

Orietta Berti – Quando ti sei innamorato: archi come se non ci fosse un domani, un crescendo da romanza, benvenuti/tornati al festival 1960. VOTO: n.c.

 

Bugo – E invece sì: torna sul luogo del delitto dopo che lo ha cercato tutta l’Italia. Porta un pezzo che sarebbe anche carino, ma che è lui stesso a smontare, un po’ per le stonature, un po’ perché pensa troppo a Vasco durante l’inciso. VOTO: 5,5

 

Gaia – Cuore amaro: è il momento del reggaetton. Raccoglie il testimone di Elettra Lamborghini, ci manca solo il twerking. Canzone quasi impercettibile, ti distrai un attimo…e il resto scompare. VOTO: 4

 

Lo Stato Sociale – Combat pop: loro sono sempre loro, citano Edoardo Bennato e sul palco portano di tutto. Da quest’anno però tutti si chiederanno: dov’è Lodo? VOTO: 7-

 

La rappresentante di lista – Amare: lei si muove in po’ troppo mentre canta e l’esecuzione ne risente, ma in compenso c’è un bell’arrangiamento uscito anche questo dalla penna di Dardust in cui l’orchestra sembra libera di fare quello che vuole. Buon potenziale che può crescere a un secondo ascolto. VOTO: 6,5

 

Malika Ayane – Ti piaci così: testo di Pacifico, forse mai così spinto in tutti i sensi del termine. Lei fa il suo, ci mette la voce senza strafare. Anche qui ci vuole un secondo ascolto. VOTO: 6-

 

Ermal Meta – Un milione di cose da dirti: è il tipico brano sanremese, un testo d’amore accompagnato dal pianoforte. Preciso nell’interpretazione, falsetto compreso. Le giurie popolari potrebbero regalargli soddisfazioni. VOTO: 6

 

Extraliscio & Davide ToffoloBianca luce nera: un punk da balera; un bel biglietto da visita per chi non li conosce, nel loro stile ne escono molto bene, con il frontman dei Tre Allegri Ragazzi Morti che si conferma un signor cantante. Potrebbero essere una “rivelazione”. VOTO: 7

 

Random – Torno a te: il rapper che si trasforma in melodico, peccato che urla e stona come se non ci fosse un domani. Il momento più basso delle due serate. VOTO: 3

 

Fulminacci – Santa Marinella: una canzone d’autore moderna, ma che allo stesso tempo non rinuncia alla tradizione romana. Bello l’accompagnamento dell’orchestra sulla base acustica. VOTO: 7

 

Willie Peyote – Mai dire mai (La Locura): è l’unico pezzo “impegnato” della kermesse, peccato sia relegato all’ una di notte. Dà la giusta carica a chi è rimasto sveglio. “Non si vendono più i dischi tanto c’è Spotify”, quanta verità in una frase. VOTO: 7,5

 

Gio Evan – Arnica: una prova più da attore teatrale che da cantante, anche perché a un certo punto il fiatone inizia a farsi sentire. Testo intimista, quasi ermetico, ma la mancata intensità nel cantare rende tutto vano. VOTO: 5

 

Irama – La genesi del tuo colore: vocoder a più non posso. Decide di puntare sul ritmo, ma non è un tormentone, e almeno al primo ascolto incide poco. VOTO: 4,5

 

Tra i Giovani passano alle fasi finali Wrongonyou e Davide Shorty, mentre nei Big la demoscopica continua a combinare disastri: nella classifica generale vengono premiati Meta, Annalisa, Irama, portando in top ten soltanto Willie Peyote, Lo Stato Sociale e Fulminacci. Nelle prossime sere sarà necessario che Orchestra e Sala Stampa facciano quadrato, altrimenti sarà una catastrofe, proprio come quell’acuto maledetto di Fausto Leali.

Ivan Cecere

Ivan Cecere

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