NFT e musica. I Kings Of Leon e la nuova cripto-era della musica

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Come accade sempre nella storia, dalle crisi più profonde nascono le innovazioni più geniali. Sarà l’istinto di sopravvivenza alla base della nostra natura in quanto esseri umani, che porta inevitabilmente a metterci in discussione, alla ricerca di soluzioni.

 

Nel mondo della musica, la pandemia ha portato gli artisti a cercare forme alternative di revenue. La brusca frenata dei concerti dal vivo da un anno – e più – a questa parte, ha restituito agli artisti un saldo in profondo rosso.

 

Lo streaming, in tutte le sue forme, non sta riuscendo a ripristinare gli equilibri dell’industria musicale. Neanche un po’. Dai live streaming, passando per meet&greet digitali a pagamento o da corsi online, niente di tutto questo parla di futuro

 

In questo difficile contesto, immotivatamente sottotraccia, sono giunti nel dibattito musicale i cosiddetti Non Fungible Tokens, che si stanno rivelando la strada più interessante per provare a tracciare la strada futura della musica digitale. 

 

Faccio una premessa: chi scrive è un fervido fautore della musica reale, tangibile, concreta. Ciò che si può vedere con i propri occhi o toccare con mano, spero e penso non possa essere mai sostituito al 100% da un prodotto digital. Ma non dobbiamo essere ingenui e ottusi: l’industria musicale deve sfruttare al meglio le opportunità offerte dall’innovazione tecnologica, quanto meno per sperare di sopravvivere nella nuova economia che non segue più il passo dell’offline.

 

Se, infatti, speriamo che la musica continui ad alimentarsi all’infinito grazie – quasi esclusivamente – ai tour, stiamo semplicemente scegliendo di camminare guardandoci romanticamente negli occhi. Molto evocativo, ma non sappiamo dove stiamo mettendo i piedi. E il rischio, è sempre quello di inciampare improvvisamente.

 

Ma torniamo ai nostri NFT (Non Fungible Tokens) e sul perché, in precedenza, ho detto che sono passati immotivatamente sottotraccia nel chiacchiericcio musicale quotidiano. 

 

Cosa sono gli NFT?

 

I media digitali hanno avuto sempre un grande problema: il loro valore è minimo, prossimo allo zero, in quanto possono essere facilmente copiati, condivisi e – nel peggiore dei casi – rubati. Basti pensare al fenomeno della pirateria nel mercato cinematografico. 

 

Come rendere i media unici per accrescere il loro valore?

 

La tecnologia blockchain, sulla quale si basano gli NFT, sta contribuendo a dare “unicità” al media digitaleLa blockchain è un registro pubblico permanente che produce una certificazione (di un pagamento e in questo caso di autenticità) che non può essere alterata o cancellata perché distribuita tra tutti i computer collegati alla rete.

 

Proprio attraverso questa tecnologia, può essere creata una copia ufficiale e unica di un media digitale, con un elemento fondamentale che di solito apparteneva esclusivamente ai media fisici: la scarsitàCon questa tecnologia, si può mettere in commercio una “tiratura limitata” di copie digitali con una prova di autenticità digitalmente firmata dall’artista.

 

Come funziona la musica su NFT?

 

Un NFT (Non Fungible Token) è il mezzo grazie al quale tutto questo sta avvenendo. 

 

Altro non è che un tipo speciale di token crittografico (ossia, un’informazione sicura, che pu essere recepita solo dal destinatario) che rappresenta qualcosa di unico: in questo caso proprio il nostro media digitale.  I token sono detti non fungibili, in quanto non sono reciprocamente interscambiabili.

 

La compravendita di NFT avviene attraverso criptovalute, che certificano l’autenticità e l’unicità della transazione su blockchain.

 

Per fare un esempio concreto, dunque, posso scegliere di mettere in commercio per una sola settimana, un’edizione limitata del mio disco, con tracce bonus esclusive, che potrà ricevere solo chi possiede il token.

Quelle tracce bonus magari potranno essere distribuite successivamente su Spotify, e dunque le potranno anche ascoltare tutti. Ma non è questo il punto alla base degli NFT.

Tutti possiamo avere l’mp3 del brano, ma solo quel numero limitato di utenti possessori del token hanno accesso alla copia digitale garantita dall’artista. 

 

Per finire di comprendere la questione, riportiamo le parole di Mike Shinoda su Twitter, fresco di una vendita, ad inizio febbraio, all’asta di un suo NFT singolo per 30mila dollari, referente ad una sua opera d’arte digitale.

 

“Se caricassi la versione completa della canzone sulle piattaforme di streaming di tutto il mondo (cosa che posso ancora fare), non mi avvicinerei mai nemmeno a 10mila dollari di incassi, al netto delle commissioni delle Dsp, etichetta, marketing, eccetera. Funziona come un’asta: il valore è determinato dagli offerenti. Alla fine, una persona ottiene l’Nft. Pensatela come se possedeste un oggetto unico in un videogioco o un post di Instagram”.

 

Adesso, noi comuni mortali non siamo Mike Shinoda dei Linkin Park. Non possiamo sperare di vendere un singolo NFT a 30mila dollari, ma gli esempi di applicazione non finiscono qui. 

Approfondiremo qui di seguito due esempi concreti, che sono già realtà.

 

 

Non più semplici album – Il caso Kings of Leon

 

When you see yourself è il nuovo album dei Kings of Leon, che sono ufficialmente entrati nella storia come prima band a emettere un album su NFT.

 

La band ha reso disponibile fino ad oggi, 19 marzo 2021, sulla piattaforma YellowHeart (che sembra essere una delle piattaforme leader per le future operazioni di crypto-marketing musicale) tre tipi di album in “versione NFT”:

 

  • Una versione speciale dell’album;
  • Una versione che offre vantaggi negli spettacoli – futuri – dal vivo, come dei posti in prima fila;
  • Una versione con allegato dell’arte audiovisiva esclusiva. 

 

Com’è andato questo primo esperimento di music e NFT?

 

Vi riportiamo il commento di Simon Peters, analista di eToro, che ha commentato così il successo della versione NFT dei Kings of Leon:

 

“I Kings of Leon hanno raggiunto le vendite di 2 milioni di dollari del loro primo album in formato NFT – o token non fungibile – che dà ai fan della band la possibilità di ottenere contenuti esclusivi e pone le basi per altri artisti per seguire l’esempio. Tuttavia, oltre ad essere un nuovo sviluppo per l’industria musicale, è anche di buon auspicio per le criptovalute”.

 

Una pubblicazione unica nella storia – Il caso Belladonna

 

Diverso è il caso dei Belladonna, che hanno pochi giorni fa pubblicato il loro nuovo singolo New Future Travelogue: una pubblicazione unica nella storia del music business. 

 

Difatti, grazie agli NFT, la copia unica digitale autenticata del brano sarà messa all’asta, e il/la vincitore/a sarà l’unico/a al mondo a possederne, non solo la proprietà, ma anche i diritti d’autore annessi. Un esperimento che apre a non poche possibilità future, limitate da un’unica cosa: la nostra immaginazione. Insomma, un po’ come sta avvenendo nello sport con i fan token di Chiliz, nella musica ci sono gli NFT a rendere tecnicamente possibile, per la prima volta nella storia, il fatto che un brano musicale possa essere un pezzo unico, dunque raro come un dipinto. 

 

Non salverà, oggi, le sorti della musica. Ma oltre a dirci chiaramente verso quale direzione sta volgendo l’industria musicale, può insegnarci anche altro. Non è vero che la gente ha smesso di investire nella musica. Forse, vuole solo nuovi motivi per riprendere a farlo. Motivi che devono essere sempre più unici, e che devono richiedere sempre più il coinvolgimento dei fan in rete.

 

Dal canto nostro, applichiamo sempre questi concetti quando promuoviamo le uscite discografiche dei nostri artisti Elephant. A nessuno interessa a priori la musica che produciamo, dobbiamo sempre dare un motivo per farlo, che spesso può essere anche una semplice storia, ben raccontata, e soprattutto autentica.

 

Raccontaci la tua storia!

Simone Solidoro

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