“CLANG-DUDUDUDU-DA-DUM, CLANG-DUDUDUDU-DA-DUM”, un ritmo che rappresenta ancora oggi lo standard per chiunque cerchi le atmosfere del mondo dei nativi americani. Inizia così Apache dei The Shadows, il maggiore successo discografico dell’estate 1960. La “canzone degli indiani” per eccellenza, scritta da una band proto-Surf Rock britannica che finì per influenzare le soundtrack di centinaia di pellicole a tema western (comprese quelle del maestro Morricone per la “Trilogia del Dollaro” di Leone).
Apache è un brano iconico che torna quasi ciclicamente sul mercato. Nel 1981 la Sugar Hill Gang ne pubblicò una nuova versione dal titolo Apache (Jump On It), ballata in tutte le discoteche del mondo e finita, nel 2011, nella libreria musicale del videogioco Just Dance 3. Pochi sanno però che, alla base del primo successo di quel pezzo, c’è una geniale quanto aggressiva inserzione pubblicitaria, apparsa nei mesi estivi del 1960 sui principali quotidiani di tutta Europa.
Un caso di successo di Guerrilla Marketing per band
Non fraintendetemi, Apache è un gioiellino di traccia. La chitarra di Hank Marvin è semplicemente leggendaria. Il suono, nato dall’incontro tra Fender Stratocaster, amp Vox ed effetto echo “multi-tap”, è inconfondibile . Stiamo parlando però di un brano strumentale, pubblicato in un periodo in cui le grandi voci ancora spadroneggiavano nelle charts. Non solo, Apache è un brano che sa di America, pubblicato da una band inglese, per un pubblico innanzitutto britannico. Il sound stesso, che oggi riconosciamo come surf rock, all’epoca non si era ancora imposto da nessuna parte.
Le perplessità e le difficoltà nel commercializzarlo potevano essere tante. E infatti il produttore, Norrie Paramour, lo avrebbe voluto come b-side. Pare sia stata la figlia a convincerlo a puntare su “the Indian one”, il resto è storia. I The Shadows rimasero contemporaneamente al primo posto nelle classifiche di 7 diversi Paesi per quasi un mese e mezzo.
L’inserzione pubblicitaria che ha portato in cima Apache
Per l’epoca Apache era un brano innovativo, strano e coraggioso. Le persone che lavoravano nell’ufficio marketing della Columbia Records ebbero il coraggio e l’intuizione di uscire fuori dal coro anche col loro lavoro. Lo standard per gli annunci delle uscite discografiche dell’epoca qual era?
- • Foto del cantante carismatico e belloccio in primo piano
- • Copy persuasivi e autoreferenziali del tipo “The Next Big Hit” (“Il nuovo grande successo”), “Already a Big Hit in America” (“già un grande successo negli Stati Uniti”) e simili
- • Grande spazio riservato al nome dell’artista più che alla promozione e al racconto del brano che poi sarebbe stato acquistato dall’utente finale.
The Shadows e la Columbia compresero che per loro non avrebbe mai potuto funzionare. La band, fino ad allora, era conosciuta nell’ambiente soprattutto come gruppo spalla per artisti come Cliff Richard (che quell’estate era primo nella UK Single Chart). Puntarono tutto sulla diversità, sul catturare l’occhio degli utenti, sul raccontare visivamente un’idea che poi il brano avrebbe dovuto restituire. E non ebbero paura di mettersi in competizione aggressiva contro le solite inserzioni. Acquistarono anzi spazi più piccoli, proprio affianco a grandi inserzioni a mezza pagina nei quotidiani, proprio per assicurarsi che l’annuncio di Apache uscisse esaltato dal confronto. Guerriglia pura come quella degli indiani (di altre tribù) contro il Generale Custer.
Differenziazione, posizionamento, focalizzazione e storytelling. Anche l’inserzione è un piccolo capolavoro di creatività. Un bellissimo e fiero guerriero apache è illustrato di profilo, accompagnato dai grandi caratteri del titolo, in una tipografia dal gusto mesoamericano. E poi il claim della campagna “Hold On To Your Scalps” (“Tenetevi forte ai vostri scalpi”). Sembra la locandina di un film o il banner di un prodotto per la cura della barba o del cuoio capelluto. L’occhio, in una pagina che parla di musica, non può fare a meno di cadere lì. L’hype è alle stelle, anche se all’epoca nessuno lo chiamava così.
Il Marketing Musicale per la prossima release della tua band. Cosa ti insegna Apache?
Al contrario di quello che molti pensano, almeno dall’invenzione della radio in poi, la musica e la pubblicità sono sempre state molto legate. Il Marketing Musicale non è troppo più giovane del Marketing che si studia di solito nelle università italiane. Oggi abbiamo un contenitore di annunci pubblicitari sempre in tasca, in borsa o tra le mani, ma è sbagliato pensare che negli anni ’60 la fortuna delle band fosse slegata da certe logiche. Questo vuol dire che le band e gli artisti di oggi, che magari ci leggono, possono imparare concetti utili per la loro realtà da questa storia.
La morale è semplice: se il vostro prodotto musicale vale ed è diverso dagli altri, non dovete commettere l’errore di promuoverlo come tutti gli altri brani in uscita nello stesso anno. Dovete essere creativi, coerenti e distinguervi anche con il marketing e la comunicazione. Focalizzatevi sulla vostra musica, provate a intuire a chi potrebbe piacere, provate a parlare a quella persona, nella maniera più adatta per avere la sua attenzione.
Chi si occupa di marketing musicale, come Elephant Music, è in grado di valutare insieme a voi la musica e la creatività che avete tra le mani e consigliarvi come impacchettarla in modo che, quando non siete in studio o sul palco a creare la magia, il vostro prodotto musicale rimanga accattivante e raggiunga le persone giuste sui canali più appropriati e utili.
Se hai un singolo o un album in lavorazione e vuoi spingerlo davvero, raccontaci di te! Contattaci per una chiacchierata amichevole e per una valutazione del percorso di marketing musicale più adatto al tuo momento.
Siamo il Marketing Musicale dalle Grandi Orecchie, se non sappiamo ascoltarti noi, chi allora?