L’industria musicale: inserirsi in un business a caccia di conferme

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L’industria musicale, talvolta, sembra concepita come un regno di mero fatalismo. Entrare a far parte di questo mondo è per molti solo questione di fortuna, conoscenze giuste e il solito campionario di scuse buone solo a giustificare la propria inettitudine. Altre volte è l’immaginario collettivo a limitarci, con l’idea, ad esempio, che occuparsi di musica sia soltanto un passatempo, un grillo per la testa.

 

La società è in continua evoluzione, vogliamo tutto e subito, ma pochi – dopo l’ascolto di un album o durante un concerto – si chiedono cosa possa esserci dietro un’esibizione e l’uscita di un disco.

L’industria musicale è un microcosmo che offre grandi opportunità di lavoro ma bisogna saper cogliere l’occasione, essere disposti alla dura legge della gavetta e mostrarsi volenterosi.  Molti non sanno neppure che non è necessario essere un cantante o un musicista per far parte di questa grande e pulsante azienda. C’è bisogno anche di dirigenti, manager, grafici, pubblicisti, ragionieri, tecnici del suono, fonici ecc..

 

Un primo passo scaltro per emergere nell’industria musicale è non trascurare le opportunità come stagisti. Non solo è un passo necessario per aggiornare il proprio curriculum ma anche per comprendere come funzioni l’industria. All’inizio, purtroppo, la retribuzione importa relativamente poco. Spesso, chi all’inizio è apparentemente meno disposto a pagarti ti sta mettendo alla prova e, se quest’ultima dovesse risultare superata, difficilmente ti negherebbe una posizione più elevata e con un salario adeguato nella sua azienda. Trattenere una risorsa operativa e già formata costa sempre meno che formarne una nuova da zero.  Se, invece, sei un musicista uno stage può essere una chance per familiarizzare con il business mentre affini le tue abilità da strumentista.

Senza musica è naturale che non vi sarebbe l’industria, quindi conoscere gli artisti, i proprietari dei locali in cui si esibiscono e gli organizzatori di eventi potrebbe rivelarsi vantaggioso per il tuo desiderio di far carriera. È importante mostrarsi curiosi, utili, determinati e ambiziosi; potrebbero accorgersi di te e vale la pena provarci.

Quando si fa domanda per il lavoro è consigliabile essere umili e disposti ad accettare anche posizioni che non rispecchiano in tutto e per tutto i propri interessi. Una soluzione alternativa potrebbe essere lavorare freelance, specie per coloro che si occupano di web design, gestione dei social media, SEO, concerti, offerte per noleggiare gli attrezzi. Quello da freelance worker è il percorso più entusiasmante ma anche il più impegnativo perché, sebbene impiegati, si deve acquisire una mentalità imprenditoriale per promuovere sé stessi e allargare velocemente il portfolio clienti.

Quanto agli imprenditori propriamente detti, la FIMI  – Federazione Industria Musicale Italiana – rappresenta le maggiori imprese produttrici e distributrici del settore discografico. FIMI tutela e promuove le attività connesse all’industria discografica fornendo la raccolta e la diffusione di dati e ricerche di settore, sia sul piano nazionale che internazionale, per consentire alle imprese di conoscere l’andamento e lo sviluppo del mercato.
FIMI auspica presto l’emanazione di una specifica Legge sulla Musica. L’ultimo parziale intervento, infatti, risale al 2013 con il Decreto Bray, nel quale, però, secondo la Federazione, vi sarebbe stata «una discriminazione tra produzione lirico-sinfonica e  la parte più “popolare” della musica: la prima ha ricevuto fondi pubblici, la seconda continua a non essere disciplinata e sostanzialmente discriminata.»

 

FIMI nel 2017 proponeva al Governo delle misure decisive per il rilancio del comparto, già riprese dal disegno di legge presentato alla Camera, “Delega al Governo per la disciplina delle attività musicali contemporanee popolari dal vivo”. Uno dei principali punti proposti si focalizzava sul sostegno ai giovani artisti – in quanto si registra lo scarso apporto nel cambio generazionale per ciò che concerne gli artisti italiani – chiedendo di «provvedere al sostegno tramite tax credit (scaduti nel 2016 senza alcun rinnovo) alla produzione di opere prime, seconde e terze dei giovani artisti per una spesa annua di 3 milioni di euro, con il superamento del c.d. de minimis che limita le capacità di spesa delle aziende.»

 

La Federazione dei discografici nostrani lamenta inoltre il fatto che l’Italian Trade Agency continui ad associare il Made in Italy solo al mondo dell’industria manifatturiera e alimentare, ignorando e sottovalutando quanto l’industria musicale possa fruttare all’estero. A tal proposito sarebbe opportuno che l’Agenzia interagisca ed investa sulle tournée all’estero dei  musicisti italiani. FIMI, infatti, è impegnata già nell’organizzazione di Hit Week, la manifestazione più importante nata per la diffusione e il commercio della musica italiana oltre i nostri confini.

 

A tal proposito si richiedono ai legislatori italiani risorse adeguate, che permettano alle aziende e agli artisti di esportare il nostro capitale creativo, e una politica industriale seria per la musica italiana. FIMI non reputa insomma consono e sufficiente un bando gestito dalla SIAE per piccoli progetti di non oltre 40 mila euro.  La Federazione, durante le audizioni nell’ambito del disegno di legge, ha sostenuto che «su questo dossier, che riteniamo strategico, bisognerà investire almeno 1 milione di euro all’anno per consentire una progettualità di ampio respiro e con una visione industriale di medio periodo.»

Inserirsi nell’industria musicale non è affatto semplice, soprattutto – come già visto – per la mancanza di risorse: lì dove finisce la passione, inizia la sopravvivenza e, come in tutti gli impieghi, è necessario che anche quest’industria offra la giusta ricompensa ai propri lavoratori.
Chiudiamo nell’auspicio che le istituzioni pongano le giuste attenzioni a tale problematica, sfatando così il pregiudizio “con la cultura non si mangia”, e che le passioni non si limitino al ruolo comprimario di hobby ma si concretizzino presto per voi lettori in lavoro, dedizione, sacrificio, soddisfazione e, perché no, successo.

 

Miriam Masone

Miriam Masone

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