Il mondo della discografia secondo Steve Lukather

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Il chitarrista Steve Lukather ha recentemente commentato lo stato attuale del recording business. In parole povere si è soffermato su come vivono oggi tutti coloro che gestiscono o lavorano come tecnici, come turnisti o come assistenti, negli studi di registrazione e, più in generale, nell’industria musicale. Steve è stato uno dei membri fondatori dei TOTO, ha pubblicato una serie di LP da solista ed è uno dei performer da studio di maggior successo della storia. È stato coinvolto nella produzione di migliaia di dischi (tra gli altri: Michael JacksonElton JohnEric ClaptonJeff Beck, SantanaBarbra StreisandLionel RichiePaul McCartney, Earth, Wind & FireJoe Cocker). Mr. Luke è sempre stato un professionista e un uomo tutto d’un pezzo che raramente si è lasciato andare a dichiarazioni di questo genere. Tuttavia, la situazione dell’industria musicale attuale lo ha spinto a dire la sua. Ecco cosa ha scritto:

“Mi piacerebbe sapere qualcosa di più riguardo tutto questo pontificare su come Spotify e simili siano considerati la ‘risposta‘ alle difficoltà dell’ industria discografica e su come gli artisti vengano pagati. Ne siamo davvero sicuri? Quanto? Come? Qualcuno tiene sotto controllo la contabilità?
Forse non sono nessuno per giudicare questo sistema, non lo so. Però so per certo che non vedo soldi eppure ho tantissime produzioni là fuori che raccolgono oltre 35 anni di lavoro in studio e dischi.

Qualcuno ha mai fatto la ripartizione di ciò che un artista ottiene per-tune su iTunes? No? Peccato. Tra l’altro il falso mito che se sei con un’etichetta è più facile ricevere i tuoi compensi è sbagliato! Se sei con un’etichetta è ancora peggio perché sono loro a prenderne una grande parte. Detto ciò, quel che ci spetta è poco più di qualche penny.

Oggi troppe persone possono fare dischi. Bello, davvero. Ma quanti artisti da classifica escono oggi? Ovviamente s’intendono classifiche vere non quelle di queste piattaforme streaming. Nessuno. È assurdo che in un periodo in cui c’è così tanto materiale prodotto in giro, escano così poche hit.

Il motivo? Le case discografiche non danno più budget come ai vecchi tempi perché preferiscono promuovere lavori già belli che pronti. Ai miei tempi venivano fatti degli ottimi dischi perché era necessario investire tanti soldi e, allora come oggi, un artista difficilmente poteva permetterselo. Le etichette vogliono fare soldi non facendo assolutamente nulla. Semplicemente possiedono gli artisti e i loro pezzi per il tempo necessario a sfornare visualizzazioni. Poi addio. Puoi vendere un milione di copie e ancora, ma nulla cambia. Mio figlio di 25 anni ha amici che hanno fatto dischi di platino che vivono in un monolocale… Agghiacciante.

Certamente il mio essere nostalgico non aiuta, ma fino a qualche anno fa le etichette prestavano davvero attenzione alla musica e agli artisti, coccolandoli per una carriera a lungo termine e un guadagno a tempo indeterminato (spesso la fine di un artista dipendeva dalla gestione dei soldi da parte dello stesso, non dalla durata dei contratti).

Ora i beats e i vocals sono il lavoro che viene prodotto. Null’altro. Tra l’altro materiale per cui non è necessaria chissà quale esperienza, conta solo quanti click ricevi su Facebook o Youtube… Roba che non ti da i soldi per mangiare e per vivere, ma solo spiccioli di cui non si ha nemmeno modo di capire come riceverli sul proprio conto in banca!

Ma di che stiamo parlando? Questo accanimento nel voler diventare famosi in pochi passi non è buono! È troppo facile fingersi una pop star ora. Basta essere un influencer sui social e far finta di cantare. È tutto un bluff! Con tutte le voci false, l’auto-tune, la correzione automatica del pitch e la quantizzazione del tempo, i vari taglia e incolla, ecc. Cazzo, la maggior parte dei giovani non sa come suonare una canzone da cima a fondo in uno studio in sintonia, a tempo e con sentimento! È diventata una rara qualità.

Passo la maggior parte del mio tempo negli studi di registrazione e ascolto le storie dei produttori e degli ingegneri. Eppure nessuno si preoccupa che gente che ha venduto un sacco di dischi oggi, non sa realmente cantare o suonare. Fanno “McRecords” [McDonald – Records ndr], produzioni in stile fast food per persone che non ascoltano veramente. È musica di sottofondo per le persone che lavorano, che scuotono la testa mentre stanno scrivendo messaggi o videochiamano o stanno facendo altre cose. Insomma, rumore ambientale per chi è multi-tasking.

Sono finiti i giorni di amare, dissezionare e discutere i meccanismi interni di “un album“. Seduti in silenzio mentre si suona, guardando le note in copertina e le poche foto fatte in studio da conservare come ricordi preziosi, immaginando che posto magico sia uno studio di registrazione per chi fa musica. Niente di tutto ciò esiste più. Hai bisogno di una fottuta lente di ingrandimento per leggere i titoli di coda se ti interessano ancora. La maggior parte non lo fa.

La questione non è legata alla mia generazione. Perché se continui a incolpare i “vecchi artisti antiquati” che sono gli unici veri musicisti rimasti e che possono ancora fare un grande disco di tanto in tanto, vuol dire che non hai compreso il problema. Semplicemente i “vecchi artisti antiquati” vengono trascurati dai media perché non fanno notizia. I media attuali si preoccupano lanciare ridicoli hyoe e cazzate varie per attirare l’attenzione piuttosto che ascoltare davvero la musica che fanno gli artisti che stanno promuovendo. Si potrebbe davvero creare un mondo diverso.

Quando eravamo bambini (sì, ne farò 108 quest’anno [ride, ndr]) c’erano solo una manciata di artiste o artisti e loro erano grandi perché dovevano esserlo.
Ovviamente liberissimi di non gradirli, ma al di fuori delle produzioni adolescenziali, meritavano davvero il loro successo e nessuno suonava allo stesso modo! Nessuno! Ognuno aveva il suo stile, ognuno creava qualcosa di diverso e innovativo.

Oggi viviamo in un Mc World che si muove troppo velocemente. È ora di fermarsi un attimo, mettere su Dark Side of the Moon (possibilmente in vinile) e rilassarsi. La musica vera e suonata da veri musicisti esiste ancora. C’è ancora qualche giovane ragazzo che decide di imbracciare la sua chitarra per creare qualcosa di nuovo. Loro sono là fuori. Semplicemente non ricevono più molta attenzione mediatica, o affatto.

Buona giornata, e  che la musica vera possa tornare e riempire le nostre orecchie.” Luke

Simone D'Andria

Simone D'Andria

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