Business post mortem nella musica: ora tocca a Chester Bennington

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«Abbiamo trovato musicassette che risalgono al periodo dal 1994 al 1997»: il post è a nome dei Grey Daze, vecchia band del compianto Chester Bennington prima che diventasse vocalist dei Linkin Park,  ed è stato pubblicato il 23 Marzo sulla loro pagina Instagram ufficiale, accompagnato dall’hashtag #foryouChester.

 

I dischi postumi di Chester Bennington con i Grey Daze

 

«Abbiamo dovuto cercare delle apparecchiature speciali per trasferire le tracce da quei vecchi nastri a ProTools, ma la voce di Chester era così perfetta che non abbiamo praticamente neanche dovuto toccarla».
Ed ecco che puntualmente la storia  si ripete. Prima era stato il turno di Amends, remix di brani firmati Bennington, già contenuti nei due dischi pubblicati con la band a metà dei Novanta e rivisitati grazie all’ausilio di musicisti come Chris Traynor (Bush), Brian Welch (Korn) e Marcos Curiel (P.O.D.). Ora i Grey Daze tornano alla carica reperendo “magicamente” vecchie registrazioni. Materiali evidentemente lasciati “stagionare” negli scantinati, pronti per essere valorizzati all’ evenienza.

 

La “resurrezione” delle star musicali

 

Il business post mortem è una piaga che attanaglia la musica ormai da troppo tempo (nella scena Rock ma non solo). Era prevedibile che il fenomeno avrebbe interessato, prima o dopo, anche l’ex frontman dei Linkin Park.
Il fenomeno, quindi, si ripete e continua imperterrito da decenni, dopo aver coinvolto trasversalmente il Grunge di Seattle dei noti Cobain e Cornell, passando dal “Re del Pop” Michael Jackson, o dalla voce unica di Amy Winehouse, tanto per citarne alcuni. Quest’ultima, con la diffusione del Live At BBC, già pubblicato postumo nel 2012, è risorta addirittura due volte, “grazie” a piattaforme streaming come Spotify su cui la performance dal vivo è ascoltabile solo a partire dall’aprile di quest’anno.

#foryouChester, ma davvero

 

Tornando al caso di Bennington, con quell’ hashtag #foryouChester, si sfiora il ridicolo. È troppo semplice configurare un prodotto commerciale come un omaggio o come un ricordo, semplicemente perché è troppo semplice rapportarsi con una persona che non è più in vita. Come si può osare, però, contraddire tale iniziativa senza essere accusati di malizia o di insensibilità?

 

La risposta è sempre la stessa ed è molto più ovvia di quanto si possa immaginare:  ignorare il fenomeno – la cosa più giusta da fare – vuol dire, per Bennington come per tutti gli altri, fare in modo che la loro arte viva per sempre, senza cadere nella speculazione e nella banalità di un mondo che insegue il denaro anche oltre la linea della vita stessa. Ciò a maggior ragione se si tratta di artisti che in vita, per quanto possibile, hanno evitato di cavalcare la notorietà (si pensi a Cobain).

 

L’invito è allora è quello di ignorare questi fantomatici ritrovamenti, nel rispetto dell’identità, e a dispetto di ogni forma di sfruttamento indebito: questo dovremmo fare #foryouChester.

Giancarlo Caracciolo

Giancarlo Caracciolo

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