La musica ai tempi di Instagram

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Qualche giorno fa, imbattutomi in un articolo dal titolo Cosa significa essere artisti quando tutti lo sono su Instagram, ho iniziato a soppesare quali fossero le mie posizioni sull’argomento declinandolo all’ambito musicale.

Fondamentalmente ero d’accordo con l’autrice dell’articolo, la blogger Silvia Garis, e con la sua attenta analisi della corsa frenetica ai like. Oggi sembra quasi che basti autorappresentarsi efficacemente su Instagram come artisti per poi automaticamente diventarlo. Evidentemente non possiamo essere tutti contemporaneamente artisti e l’arte, quando si dimostra tale, va ben oltre il nostro ego, perché destinata per definizione a perdurare nel tempo. Credo però che il concetto di arte della scrittrice di The Vision sia fin troppo sacrale e che l’egocentrismo sia sempre stato un buon carburante nella storia della cultura. L’arte la fanno gli uomini e il loro rapporto con la creatività non può non implicare un certo desiderio di affermazione personale alla base.

In campo musicale questo è evidente. Molti dei musicisti che amiamo hanno bellamente dichiarato di aver imbracciato per la prima volta uno strumento per avere maggior successo nei rapporti sociali. Ma se, in questo nostro tempo, le reazioni su Instagram sono anch’esse a tutti gli effetti una forma di interazione sociale, allora, nella sostanza, i social non cambiano le regole del gioco. Cambiano magari la scala di diffusione di certi fenomeni e, di conseguenza, la percezione che ne abbiamo. I social moltiplicano le tele e i nastri su cui esprimerci, quindi i tentativi a nostra disposizione per fare arte, non la vanagloria che vi può essere alle spalle del nostro tentativo.

Cerchiamo di dare una risposta più stringente, partendo da una semplice domanda. Una cantante in canotta sexy che posta parte di un suo inedito su Instagram sta facendo arte? Sì e no. Ci sta sicuramente provando e, a prescindere da quanto i cuoricini ricevuti le gonfino il petto d’orgoglio, un giorno potremmo riguardare quel video strappalike e vederci un documento dei primi passi artistici della nuova regina dell’R’n’B. Considerando però il gargantuesco traffico di video analoghi sul web, c’è una buona probabilità che non sarà così. Nel mondo della musica, fortunatamente, c’è un gran bel discrimine di 20x10m ca. chiamato palco a separare i frutti maturi da quelli acerbi. Perché solo l’arte musicale ti dà quel particolare brividino dietro il collo dal vivo, tutto il resto è intrattenimento, divertissement per musicisti che non hanno ancora trovato la loro strada e forse non la troveranno mai.

Marco G. Costante

Marco G. Costante

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