“She is the Music”: il ruolo delle donne nell’industria musicale di oggi

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La donna, purtroppo, nel 2018 è ancora vittima di discriminazioni. Le disparità che subisce rispetto all’uomo sono evidenti e mortificanti. Lo stereotipo del sesso debole resta fisso lì, come un marchio di fabbrica, nonostante le campagne di sensibilizzazione e nonostante il progresso. La disparità non è soltanto economica – si pensi ai salari bassi rispetto alla media maschile – ma anche culturale.

Il mondo della musica non fa eccezione e, infatti, è stato recentemente lanciato un campanello d’allarme dagli States per la scarsa inclusione e forte disuguaglianza patite dalle donne nell’industria discografica. Per far fronte a questi fenomeni, nel 2018, viene fondata SITM (She is the music), un’associazione no profit a vocazione globale che lancerà, all’inizio dell’anno prossimo, un database indirizzato a tutte le donne che lavorano per o con la musica. Oltre alla piattaforma prossima al lancio online, SITM ha elaborato programmi volti a incrementare le opportunità di impiego per le donne in qualità di songwriters, ingegneri del suono, produttrici, artiste e professioniste del settore.

L’associazione è promossa e sostenuta da creators, etichette discografiche, editori, agenzie di spettacolo, gruppi industriali, società di media, servizi di streaming e altro ancora.
All’interno di SITM operano due Comitati – il Comitato dei Creatori e il Comitato esecutivo – per far sì che si dia un nuovo slancio al settore della musica senza incappare nel solito repertorio, con il solo scopo di garantire la diversità delle idee. Il Consiglio di amministrazione della no profit è composto da nomi grossi come Alicia Keys, Jody Gerson (Global Chairman e CEO della Universal), Samantha Kirby Yoh (Partner and Head of East Coast Music di WME) e Ann Mincieli (AK-Worldwide e Jungle City Studios).

E in Italia? Nel nostro Paese il divario uomo-donna nella musica è netto. Indicativo è stato l’ultimo Festival di Sanremo in cui nella “Categoria campioni” abbiamo avuto quattro donne (Annalisa, Nina Zilli, Noemi, Ornella Vanoni) su venti concorrenti. Ne è un altro esempio il premio Tenco, uno dei più importanti riconoscimenti musicali nazionali, che dal 1974 ha visto poche vittorie al femminile. Caso emblematico è quello della categoria “miglior album”, che solo nel 2010 ha premiato una donna, Carmen Consoli, che con i suoi testi ha dato un’accezione differente alla femminilità. In quell’occasione la Consoli, dopo aver ringraziato per il premio, diede un messaggio importante al mondo della musica: «Aspetto il momento in cui sarò l’ottava a vincerlo, o la quindicesima. Aspetto con ansia il giorno in cui si smetterà di contare quante musiciste sono premiate».

In Italia un altro microcosmo musicale esclusivamente maschile è il rap. Pochi sanno però che dietro le quinte di alcuni dei cantanti più noti di questo genere vi è una donna: Paola Zukar, soprannominata “la signora del rap”.
E quando la rivista “Donna Moderna”, in un’intervista alla Zukar, chiede perché vi siano così poche rapper al femminile, la manager di Fabri Fibra, Marracash e Clementino sorprendentemente risponde: «È un genere musicale competitivo. Quasi a livello agonistico. La competitività viene spesso tradotta in aggressività, che non è una caratteristica femminile. Negli ultimi anni, però, vedo, soprattutto all’estero, tante ragazze che si lanciano nel rap. Vedrete che anche da noi la situazione potrebbe cambiare presto.»
Dalla rivista “Internazionale”, invece, emerge una certa attenzione verso le donne da parte di organizzatori come Sergio Ricciardone, direttore del festival Club To Club, che racconta: «Al Club To Club qualche anno fa è venuto a suonare Oni Ayhun – che insieme a Fever Ray ha fondato la band svedese The Knife – e ci ha chiesto come mai avessimo poche donne nel programma. Da quel momento ci siamo dati la missione di aumentare in maniera significativa il numero di donne sul palco, impegnandoci anche sul tema del superamento dei generi e ospitando, per esempio, musicisti transgender.» Aggiunge, dando una speranza a musiciste e cantanti «Entro il 2019 vorremmo arrivare alla parità assoluta tra uomini e donne al Club To Club. Infatti, nel primo annuncio del programma del 2018 ci sono sette donne su quindici. Ma non è facile riuscirci, soprattutto nel panorama italiano.»

Tutte queste dichiarazioni sicuramente sono apprezzate e permettono di tirar su un sospiro di sollievo. La verità è che non abbiamo bisogno di captatio benevolentiae, non abbiamo bisogno della postilla nei programmi per ricordarvi di noi. Vorremmo gareggiare non in quanto donne, ma perché brave per la nostra voce, i nostri testi, la nostra intraprendenza, il nostro carisma, il pathos che mettiamo nella musica e non perché siamo esteticamente belle e quindi più accattivanti per i discografici.

Miriam Masone

Miriam Masone

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