È nato un nuovo genere? Leggi questo articolo leggero anzi leggerissimo perché hai voglia di niente

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Colapesce e Dimartino: i vincitori morali di Sanremo 2021

 

Il motivetto da una decina di giorni ha monopolizzato stazioni radio, social e conversazioni fra amici: “Metti un po’ di musica leggera/Perché ho voglia di niente/Anzi leggerissima”. Con queste “Parole senza mistero/Allegre, ma non troppo” attacca il ritornello di Musica Leggerissima, il brano portato sul palco del 71° Festival di Sanremo dal duo Colapesce e Dimartino che si è aggiudicato il 4° posto in classifica. Se non lo avete già capito dall’introduzione dell’articolo, questa canzone ha qualcosa di particolare: parla di se stessa. Generalmente una canzone parla di una storia, di un fatto, di un’idea, di un sentimento, ma Musica Leggerissima “Si annida nei pensieri, in palestra/Tiene in piedi una festa anche di merda”. Ecco: “ci son cascato di nuovo” – per rimanere nel linguaggio sanremese.

 

Guardare la Musica Leggerissima

 

Ogni tentativo di raccontare Musica Leggerissima finisce per risultare ridondante rispetto alla spiegazione che fornisce la canzone di sé. Prima di arrivare al testo e alla musica, a colpire è la coreografia nostalgica che fa tanto “bei tempi andati” apprezzata sul palco dell’Ariston, con una ballerina sui pattini (Paola Fraschini, classe ’84, sette volte Oro ai “Campionati mondiali di pattinaggio artistico a rotelle”) che dà movimento all’esibizione imperturbabilmente statica dei due. Nondimeno, il video ufficiale della canzone richiama immagini, inquadrature e abiti che appartengono a un’epoca indecifrabile e fantasiosa accavallata fra i ’50 e gli ’80, ma pur sempre sentore di un passato più colorato; migliore del presente. Perché di questo stiamo parlando: è un periodo storico così brutto che la canzone del duo non ha la minima intenzione di presentarsi come qualcosa di superiore rispetto alla mediocrità con la quale l’umanità sta tirando avanti fino a fondersi. Fra le immagini consegnate alla regia di Zavvo Nicolosi non mancano citazioni colte che ricordano dipinti, cartoni animati, film e trasmissioni televisive: da Hopper a Biancaneve, da Katz a La Febbre del Sabato Sera, da Magritte a The Tonight Show, allo spettatore viene regalato un intreccio narrativo pindarico e dispersivo.

Da sinistra: Dimartino e Colapesce in un frame del video ufficiale di “Musica Leggerissima”.

Leggere la Musica Leggerissima

 

Il testo di Musica Leggerissima prende le distanze da ogni sentimentalismo o esercizio di posa, risolvendosi in una prosaica accozzaglia di effimere riflessioni sui massimi sistemi: pensieri che resteranno lì; intonsi, irrealizzati a causa dell’atavica inettitudine all’uscire dal pantano che affligge gli esseri umani. I versi sono ostinatamente volti ad alleggerire un carico emotivo collettivo di proporzioni inenarrabili, e finiscono per svelare le fragilità che abbiamo conosciuto più a fondo durante quest’anno di restrizioni alle libertà personali dovute alla gestione politica della pandemia.

 

“Metti un po’ di musica leggera
Nel silenzio assordante
Per non cadere dentro al buco nero
Che sta ad un passo da noi, da noi

Rimane in sottofondo
Dentro ai supermercati
La cantano i soldati
I figli alcolizzati
I preti progressisti
La senti nei quartieri assolati
Che rimbomba leggera
Si annida nei pensieri, in palestra
Tiene in piedi una festa anche di merda
Ripensi alla tua vita
Alle cose che hai lasciato
Cadere nello spazio
Della tua indifferenza animale”

 

Quanto è italiano questo testo? Tantissimo. Fa un sacco Thegiornalisti, però senza quelle paraculate di troppo in stile Tommaso Paradiso. Queste parole disinnescano, esemplificano, risolvono una condizione di disagio, dicendo agli ascoltatori una roba più o meno così: “Ne hai fatte di schifezze nella vita, eh? E adesso ci pensi? Non puoi farci più niente, ormai è andata così. Canta che ti passa”. Quanto nichilismo! La spregiudicata onestà di questo testo nel conoscere la sua mediocrità in una società mediocre, non volendosi minimamente erigere a qualcosa di più grande semplicemente perché tanto sarebbe inutile, è proprio Musica Leggerissima.

 

Ascoltare la Musica Leggerissima

 

Musica Leggerissima viene etichettata come Indie Pop, ma io – personalmente – l’ascriverei al genere omonimo: “Musica Leggerissima”, cioè una conseguenza storica della Musica Leggera. Nello scorso secolo autori e interpreti come Mina, Gino Paoli, Domenico Modugno, Claudio Villa, Luigi Tenco, Mia Martini e tanti altri, cantavano i sentimenti italiani dando spazio a grandi vocalismi su fraseggi immediati e orecchiabili. Intanto è cambiata la lingua italiana, anglicizzandosi e involgarendosi all’inverosimile. È cambiata la produzione musicale, che si avvale sempre più del digitale e di musichette che rubacchiano qua e là da Dance, Funk, Pop, Rock, Rap, Cantautorale e… Musica Leggera. Non si capisce più niente e l’immondizia si spreca, al netto del suo perfetto confezionamento in fase di mastering. Sono cambiati, addirittura, i valori del popolo italiano, ormai disilluso dalle promesse della politica e della democrazia, dall’educazione sentimentale impartita dal Novecento e dalla castrazione intellettuale e sessuale perpetrata dall’ortodossia religioso-bigotta.

 

Approfondimento: La musica è lo specchio del popolo che la ascolta

 

La pandemia s’è portata via quel poco che rimaneva degli italiani, ormai pecorelle smarrite che non hanno più un’identità e preferiscono delegare tutto al prossimo, ammazzando il tempo con le canzonette: “Se fosse un’orchestra a parlare per noi/Sarebbe più facile cantarsi un addio/Diventare adulti sarebbe un crescendo/Di violini e guai”. Musica Leggerissima, quindi, non è una bella canzone, ma una canzone necessaria che è arrivata puntuale: proprio quando “il maestro è andato via” e ci sentiamo tutti un po’ più vulnerabili, perché sappiamo di non poter contare su chi ci sta accanto, in questa Giungla dove dobbiamo scazzottare per portare a casa la giornata. Musica Leggerissima è una canzone sanremese diversa da qualsiasi altra canzone sanremese perché non ha pretese né forzature: non è il Rock petaloso dei Måneskin che vuole rompere gli schemi della kermesse, nonostante la sua inconsistenza tale da farci pensare a uno stile da “pacco in mano” più che da “mano sul pacco” – come invece piace comunicare al frontman Damiano David. Non è l’esibizionismo di Achille Lauro, che più che un performer alla Bowie o alla Mercury o alla Zero, è un buon animale da palcoscenico con una voce orribile e tanti bei costumi, rischiando di tramutarsi nella controfigura di se stesso. Non è neppure la canzone d’amore smielata per coppiette infelici in stile Arisa – ringraziando il Cielo.

 

Nulla di tutto questo, no: Musica Leggerissima è Musica Leggerissima, “che sta ad un passo da noi, da noi/Più o meno”.

Simone Calienno

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