Lo-Fi Music: è il momento di produrre musica in bassa qualità?

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Anni e anni trascorsi a ricercare la perfezione, a rincorrere la cresta del suono per surfare sul pentagramma leggeri come una semiminima, e poi arrivo io a titolare così un pezzo. Perché lo faccio? Un po’ perché sono stanco di ascoltare questi mastering fricchettoni da figli di papà che come prima chitarra hanno avuto una Stratocaster (e si sono lamentati coi genitori perché il colore non era quello che desideravano). E un po’ perché – secondo me – non è il periodo storico adatto a vendere suoni profondi e impeccabili, visto che le nuove generazioni ascoltano musica prevalentemente da Internet e con cuffie o auricolari (generalmente a basso budget). Ehi, questo è proprio l’esempio di un mondo composto da persone che non sanno più ascoltare. E fosse la musica il problema!

 

 

La riscoperta del vinile non significa musica in alta qualità

 

Quando mi trovai a dover scegliere il nuovo giradischi mi domandai: se comprassi un impianto da diecimila euro, riuscirei a percepire nuove sfumature di The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd, l’album dal suono perfetto per eccellenza? La risposta fu: sì. Solo che diecimila euro, perdindirindina, sono tanti. Così pigliai un bel giocattolo da du’ piotte che fa il suo dovere. Ma, siamo onesti: quanti di noi hanno l’orecchio così allenato da riuscire a cogliere le differenze dello stesso brano riprodotto su Spotify con cassa Bluetooth collegata allo smartphone o su un impianto stereo di buona qualità? La qualità, oggi più di ieri, è un prodotto di nicchia e per appassionati, considerando che al revival del vinile non è di certo corrisposta una risalita delle vendite di impianti audio di alto profilo (e visto che siamo una generazione di precari e disoccupati compriamo cinesate da cinquanta euro su Amazon…Che sarebbe meglio continuare ad ascoltare musica online, giuro!).
Quanto è figo, però, spararsi le pose su Instagram con giradischi e ristampa dei The Beatles? Big likes assicurati (seguitemi per altre ricette).

 

 

La musica Lo-Fi ai tempi della pandemia: Canali YouTube e Record Label

 

Questo paragrafo doveva essere il pilot del pezzo, ma ho deciso di scrivere un articolo anch’esso in Lo-Fi (letteralmente “bassa fedeltà”), e quindi quasi lo ometterò. Pare che oggi non si possa più far nulla senza citare il Covid e la pandemia, così lo abbiamo fatto anche qui e andremo tutti a dormire con la coscienza a posto. Sì, comunque, so che lo state pensando: non poter uscire di casa e avere i teatri e gli studi serrati ha permesso alla musica Lo-Fi di tornare al centro dell’attenzione. Ci sono diversi canali YouTube, per l’appunto, che stanno risalendo la china dell’argomento. Fra questi il canale della label Chillpop Music, di Chilled Cow e “Study Beats Lo-Fi”: qui la musica diventa un momento di estraniazione dal circostante, quasi come se nella totale solitudine si preferisse raccogliere le energie da un mix di suoni facili.

 

 

Esiste davvero il genere Lo-Fi o è una leggenda metropolitana?

 

La musica Lo-Fi (agli antipodi dell’Hi-Fi) ha una produzione domestica o professionale, ma in quest’ultimo caso senza troppi fronzoli. Non stiamo parlando di demo o prove, qui parliamo di artisti che, nella storia, si sono deliberatamente alzati al mattino col desiderio di registrare un po’ come veniva. Li conoscete gli statunitensi The 13th Floor Elevators e il loro quasi omonimo album del 1966 che al nome della band antepone “The Psychedelic Sounds of:”? Millenovecentosessantasei, ragazzi. Fino a qualche anno prima, l’avanguardia assoluta era stata Elvis Presley con la sua voce calda e il suo stile ricercato. Ma quel mattacchione di Roky Erickson, frontman dei 13th, che se ne fregava dell’Hound Dog coi pantaloni a zampa? “Prendi una chitarra e suona, poi si pensa”, e la storia s’è fatta da sé.

 

 

Incidere oggi un disco di qualità o puntare sulla promozione

 

È chiaro che il tono provocatorio di quest’articolo debba chiosare su un’agghiacciante verità: senza promozione, oggi, è difficile arrivare da qualche parte. Non basta più essere bravi e intraprendenti come Erickson. Spendere e anche tanto in produzione di qualità può ancora avere senso, se la perfezione dei suoni è coerente coi vostri progetti artistici. Bisogna però sempre tenere da conto la necessità di riservare un po’ del budget per far arrivare la propria musica ai canali giusti. Anche per questo esistono i servizi offerti da Elephant Music Agency.

Con la guida giusta tutto è possibile! Quanto alla qualità, se il Lo-Fi è la vostra cifra stilistica, siete in buona compagnia. Tanti album sono stati registrati nei sottoscala più insperati e con dei supporti da accapponare la pelle. Così hanno cominciato nomi del calibro di The Beach Boys e Paul McCartney. Su questa scia del Lo-Fi nacquero le epoche Post Punk, Grunge, Garage Rock, New Wave e Indie (quello di venti-trent’anni fa, non i Teletubbies di oggi), quindi possiamo dirlo: un po’ di Lo-Fi fa bene alle ossa.

Ma, ricordiamoci sempre: è il chitarrista che fa la chitarra e non il contrario. A buon intenditor…

Simone Calienno

Simone Calienno

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